Stress: alto rischio cardiovascolare

Il termine “Stress”, secondo la definizione classica data da H. Selye nel 1936, identifica un’alterazione dello stato di equilibrio dell’organismo indotto da vari tipi di stimoli interni o provenienti dall’ambiente esterno. La risposta fisiologica a questi stimoli permette l’adattamento alle condizioni ambientali, attraverso l’attivazione del sistema nervoso simpatico, con liberazione di alcuni ormoni, responsabili dell’aumento della pressione arteriosa, del battito cardiaco, del colesterolo, dei trigliceridi, della glicemia, e anche dell’attenzione. A ciò si associano anche una reazione emotiva e una modificazione della postura.

Nessun essere vivente può sottrarsi allo stress. Lo stress è necessario alla vita.

In generale nel soggetto sano, in occasione dell’esposizione ad un evento stressante acuto il cuore aumenterà la propria frequenza per pompare più sangue, la pressione arteriosa salirà, verranno liberati zuccheri e grassi per fornire energia necessaria a sostenere l’azione. Queste modificazioni emodinamiche sono responsabili di un aumento improvviso del lavoro cardiaco.

Queste ed altre reazioni dovranno però disinnescarsi rapidamente quando non servono più. Se la disattivazione non avviene in breve tempo l’organismo corre seri rischi di perpetuare tali reazioni con cronicizzazione della sua risposta (tachicardia, dell’ipertensione, dell’iperglicemia, ecc.)”.

A volte un evento stressante acuto può determinare, in alcuni soggetti con ridotta riserva coronaria legata alla presenza di lesioni aterosclerotiche, l’insorgenza di una patologia coronarica acuta come l’infarto miocardico o un’aritmia ventricolare.

La risposta cronica allo stress è spesso legata ad una correlazione tra i fattori psicosociali (come la depressione, l’isolamento sociale, le caratteristiche dell’ambiente di lavoro e tratti della personalità dell’individuo) e i fattori di rischio per le malattie coronariche.

I fattori psicosociali favoriscono la progressione dell’aterosclerosi e lo sviluppo di eventi coronarici sia in maniera diretta attraverso l’attivazione neuroendocrina e piastrinica, ma soprattutto in maniera indiretta perché si associano spesso al fumo di sigaretta e disordini alimentari, e rendono più difficile il cambiamento dello stile di vita.

Così si crea un circolo vizioso in cui un’alterata capacità di rispondere adeguatamente allo stress si associa ad una più elevata dipendenza dell’ipertensione dalle condizioni ambientali, e i fattori di stress psicosociale divengono dei potenziali esaltatori dell’effetto negativo dei comuni fattori di rischio a lungo termine.

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Simili basi scientifiche sottolineano la necessità di ricercare un approccio più ampio oltre a quello farmacologico per ottenere un’efficace prevenzione cardiovascolare. Curare l’ipertensione o l’aritmia esclusivamente con un farmaco, pur inducendo una riduzione della sintomatologia, non modifica i fattori comportamentali.

In quest’ottica un efficace approccio terapeutico dello stress può aiutare a controllare il rischio cardiovascolare in soggetti cardiopatici e a prevenirlo in soggetti sani. Da ciò l’esigenza di “ottimizzare le capacità di risposta dell’individuo” in generale e in particolare nei confronti delle problematiche cardiovascolari.


Lorenzo Messina

Dott. Lorenzo Messina Laurea in Medicina e Chirurgia Specializzazione in Medicina dello Sport Dottorato di Ricerca in Scienze Morfologiche e Biotecnologie Master Universitario di II livello Università degli Studi di Firenze in Ottimizzazione Neuro Psico Fisica e CRM Terapia Albo dei Medici Chirurghi di Modena Direttore Sanitario Poliambulatorio CARPI 3000 a Carpi (MO) Socio Ordinario della F.M.S.I. Socio Aderente alla S.I.C. Sport DCO (Ispettore Medico Antidoping)