L’allenamento e i carichi allenanti devono essere considerrati una forma di stress

Possiamo definire lo stress come un fenomeno inconsapevole di adattamento che ogni essere vivente attua in risposta agli stimoli provenienti dall’ambiente in cui vive, da cui dipende la sua stessa sopravvivenza. E’ quindi una risposta fisiologica agli innumerevoli stimoli che agiscono su di esso: stimoli di natura fisica, chimica e biochimica, meccanica, emozionale o proveniente dalle interazioni sociali.

Un carico allenante è tale se supera il limite fisiologico dell’atleta; ma se aumentiamo la potenza esprimibile da un gruppo muscolare, in assenza di controllo, aumentiamo proporzionalmente il rischio di produrre danni. Un buon equilibrio delle componenti neuro-vegetative, emotivo-relazionali e posturali è indispensabile per il vigore e la performance dell’atleta, pena l’insorgenza di deformazioni ossee, usure incongrue della cartilagine, improprie variazioni delle tensioni tendinee, limitazioni ai normali movimenti, dolori muscolari, maggiore probabilità di incidenti traumatici.

La reazione di stress tende a cronicizzare determinando profondi danneggiamenti di diversi organi, come pure delle funzioni cerebrali. Il cervello, come se non bastasse, immagazzina tali inadeguate risposte nello schema delle proprie memorie e tende a ripresentarle come riflessi acquisiti in situazioni simili (vedi allenamento stereotipato) anche a discapito del complessivo stato di salute. Questi automatismi sono definiti meccanismi adattativi disfunzionali.

Purtroppo, condizioni di risposta allo stress a carico dell’apparato muscolo-scheletrico sono spesso interpretate come difficoltà strutturali, anziché come automatismi adattivi disfunzionali. Come errato provvedimento si tende, soprattutto in ambito sportivo, a forzare e potenziare la struttura, innescando dannosi circoli viziosi di adattamento.

Intervenire inappropriatamente su alcuni parametri come la postura (solette, rialzi, bites), rifiniture dell’allenamento, stretching, ripetizioni e ciclicità, senza neutralizzare prima le dismetrie funzionali e non tenendo conto delle su citate risposte integrate, può fare precipitare le condizioni di benessere dell’atleta.

A questo punto qualsiasi strategia antistress (defaticamento, vacanza, variazione dello stile di vita, tecniche di rilassamento, terapie farmacologiche e fisioterapiche) diviene generalmente inefficace a contrastare tali complesse reazioni disfunzionali.

L’aspetto positivo, in quello che sembra un apparente irreversibile degrado, è che le capacità di recupero del Sistema Nervoso Autonomo sono enormi, a condizione che lo si stimoli adeguatamente.

Un’attenta analisi delle errate strategie neuro psico motorie dell’atleta e metodiche che utilizzano micro correnti radioelettriche “autologhe” (tecnologia REAC) anticipano e correggono brillantemente l’instaurarsi di adattamenti disfunzionali.


Lorenzo Messina

Dott. Lorenzo Messina Laurea in Medicina e Chirurgia Specializzazione in Medicina dello Sport Dottorato di Ricerca in Scienze Morfologiche e Biotecnologie Master Universitario di II livello Università degli Studi di Firenze in Ottimizzazione Neuro Psico Fisica e CRM Terapia Albo dei Medici Chirurghi di Modena Direttore Sanitario Poliambulatorio CARPI 3000 a Carpi (MO) Socio Ordinario della F.M.S.I. Socio Aderente alla S.I.C. Sport DCO (Ispettore Medico Antidoping)