È l’anidrosi compatibile con la pratica dell’attività sportiva agonistica?

La displasia ectodermica anidrotica (anidrosi) è una sindrome caratterizzata principalmente da anomalie dei capelli, dei denti, delle unghie e delle ghiandole sudoripare. Abbandonate le teorie circa la genesi endocrina, chimica, o da danno intrauterino, si è oggi concordi nel riconoscere un’etiologia genetica della sindrome.

Il riscontro iniziale di incidenza solo nei maschi aveva portato alla conclusione che dovesse essere trasmessa con modalità recessiva legata al sesso, ma l’evidenziazione della patologia anche nella donna (10% del totale dei casi) ha fatto rivedere le precedenti affermazioni.

A seconda la gravità del danno embrionario, la sindrome può presentarsi con una varietà più o meno ampia e marcata di sintomi cardinali e secondari.

Il quadro tipico è rappresentato dalla triade di sintomi cardinali anidrosi, ipotricosi ed ipodontia, dovuti all’alterato sviluppo dei corrispondenti annessi cutanei. Le anomalie della sudorazione vanno dall’anidrosi totale che, soprattutto nei primi mesi di vita può causare gravi episodi di colpi di calore o ipertermie tali da mettere in pericolo di vita i pazienti, alla lieve ipoidrosi. Ai sintomi cardinali sono molto frequentemente associati sintomi secondari quali displasie cranio-facciali, naso stretto e lievemente a sella, labbra spesse, fronte bombata, mento largo e prominente, padiglioni auricolari grandi. E’ pure possibile riscontrare turbe a carico della sfera psichica, lieve compromissione dello sviluppo intellettivo, o carattere malinconico.

I tessuti e gli organi del corpo umano funzionano in modo ottimale quando sono mantenuti a temperatura relativamente costante intorno a 37°C. Durante l’esposizione al freddo la temperatura del sangue che lascia il ventricolo sinistro può scendere anche di 10-15 gradi arrivando alle arterie degli arti (mano, piede) senza che il soggetto senta disagio termico, o che si manifesti un danno organico-funzionale. Ben più gravi sono invece gli effetti di un innalzamento della temperatura.

Le temperature superiori al valore normale sono potenzialmente più dannose di quelle inferiori, dal momento che l’uomo vive solo pochi gradi al di sotto della temperatura per lui mortale. L’energia chimica resa disponibile dalla combustione di carboidrati, grassi e proteine nel tessuto corporeo viene convertita in lavoro esterno o calore. Il muscolo scheletrico è un’importantissima fonte di calore, soprattutto durante il processo di contrazione: solo un sesto dell’energia impiegata nei processi biochimici che stanno alla base della contrazione muscolare si trasforma in energia cinetica, tutto il resto si risolve in energia termica. Durante il lavoro pesante o l’esercizio fisico intenso e protratto la temperatura interna del corpo può aumentare fino a 39-40°C.

L’esposizione al caldo, comunque esso sia provocato, provoca variazioni relativamente piccole di temperatura corporea media fintanto che la termoregolazione rimane efficiente. Il trasferimento di calore dal corpo umano all’ambiente esterno, e viceversa, può avvenire per irradiamento, conduzione, convezione, o per evaporazione.

Un’importantissima via di dispersione del calore è la evaporazione del sudore prodotto dalle ghiandole sudoripare. Con quest’ultimo meccanismo 1 ml di sudore evaporato sottrae alla superficie cutanea 0,6 Cal. Viene in tal modo eliminato sia il calore metabolico che quello eventualmente assorbito per radiazione e convezione dall’ambiente esterno. Già a 30°C la perdita di calore per evaporazione corrisponde circa al 25% della perdita di calore totale; quando le temperature ambientale e cutanea sono eguali (35-36°C) non ci può essere alcuna perdita di calore per radiazione e convezione, dato che il gradiente termico è zero. In questo caso tutto il calore deve essere disperso per evaporazione.

Ricordato ed esaminato tutto ciò risulta evidente come sia di fondamentale importanza l’integrità delle ghiandole sudoripare e dei relativi mezzi di controllo umorali e nervosi allo scopo di smaltire il calore corporeo accumulatosi durante lo svolgimento dell’esercizio fisico intenso (sia esso svolto a livello agonistico che non agonistico), soprattutto in condizioni di clima temperato o caldo, e per scongiurare l’insorgere di un pericoloso stato di ipertermia durante l’esercizio fisico!

Come deve comportarsi il medico dello sport di fronte ad un caso di anidrosi?

In assenza di dati specifici in letteratura sull’argomento riteniamo di poter proporre la seguente modalità di comportamento:

Programmare, oltre ai routinari esami previsti per legge per il rilascio dell’idoneità alla pratica dell’attività sportiva agonistica, RX del torace, accurati esami ematochimici, visita endocrinologica, visita psicologica, e quanto altro sia opportuno per poter escludere eventuali associazioni di importanti patologie silenti nel paziente.

Nel caso in cui non si rilevino complicazioni di altri organi o apparati, concedere l’idoneità alla pratica sportiva per quegli sport ad impegno cardiovascolare minimo e di destrezza, ove l’accumulo di calore metabolico è molto limitato, come ad esempio sport equestri, tiro con l’arco, tiro a segno, vela, bowling, golf.

Considerare anche la possibilità della pratica degli sport acquatici, dal nuoto, alla pallanuoto, ai tuffi, nei quali il particolare ambiente potrebbe comunque consentire un adeguato smaltimento del calore corporeo per conduzione e convezione.

BIBLIOGRAFIA:

R. Cavalieri: La displasia ectodermica. Chron. Derm; Vol. 1: 109-118; 1989

N. Freire-Maia: Ectodermal dysplasia. Human Hered. 21: 309-321; 1971

B. Guarneri., M. Femia, L. Califano, S.P. Cannavò, E. Crifò: Displasia ectodermica. Giornate dermovenereologiche Messinesi. 111-129


Lorenzo Messina

Dott. Lorenzo Messina Laurea in Medicina e Chirurgia Specializzazione in Medicina dello Sport Dottorato di Ricerca in Scienze Morfologiche e Biotecnologie Master Universitario di II livello Università degli Studi di Firenze in Ottimizzazione Neuro Psico Fisica e CRM Terapia Albo dei Medici Chirurghi di Modena Direttore Sanitario Poliambulatorio CARPI 3000 a Carpi (MO) Socio Ordinario della F.M.S.I. Socio Aderente alla S.I.C. Sport DCO (Ispettore Medico Antidoping)